Passignano è un piccolo borgo adagiato sulla riva settentrionale del Lago Trasimeno dove nel 1917, lontano dal fronte caldo della Grande Guerra, venne fondata la prima scuola per piloti di idrovolanti del Regio Esercito (la Regia Aeronautica sarebbe stata istituita solo nel 1923), primo nucleo di quello che sarebbe stato un vero e proprio “distretto” aeronautico sulle sponde del bacino umbro anche dopo il conflitto.
Anche Milazzo, negli stessi anni, era sede di un idroscalo militare che sarà utilizzato fino al luglio del 1943.
Troviamo entrambi gli scali in una cronaca del 1927, apparsa con il medesimo testo almeno su tre diversi quotidiani italiani che titolavano Un idrovolante perduto nella tempesta (La Stampa), Un idrovolante travolto dal mare (Il giornale di Udine) e Un idrovolante perduto tra Milazzo e Siracusa (La Tribuna).
Domenica 24 aprile, in seconda pagina di quest’ultima testata, edita a Roma, si legge che “la mattina del 15 corrente due idrovolanti «M.7» lasciarono l’aeroporto di Passignano per raggiungere in volo la loro destinazione all’aeroporto di Siracusa”.
Il velivolo in uso alla Regia Marina era un “idrocaccia”, monoposto biplano con scafo centrale, velocissimo che – stando ai documenti dell’epoca – poteva raggiungere anche i 215 km/h.
I due M.7 fanno scalo a Napoli e Milazzo – continua la cronaca – per rifornirsi di carburante e “perfetta efficienza di volo”; alle ore 17.00 gli idrovolanti ripartono da Milazzo alla volta di Siracusa dove avrebbero completato la loro “missione”.
Le condizioni atmosferiche divennero avverse e uno dei due M.7 fu costretto ad ammarare presso Alì Marina, attendendo il giorno seguente per riprendere il proprio tragitto.
Il secondo M.7, “pilotato dal sottotenente Arena Agostino”, venne avvistato in volo prima su Messina e poi su Riposto, tuttavia senza sorvolare Catania rendendo vane le attese allo scalo di destinazione.
Le ricerche furono immediate e condotte con torpediniere e aerei, anche nei giorni seguenti, ma “infruttuose”.
L’ipotesi che ne fa la segnalazione è che il “valente pilota” sia stato costretto a “prendere acqua per ragioni non precisabili” venendo travolto dal mare in tempesta.