Il progetto scaturisce dai risultati della votazione relativa all’Avviso 2021 per la Democrazia Partecipata del Comune di Milazzo che ha visto come prima proposta, per numero di voti ottenuti, quella denominata “Piazzetta del Pescatore. Uno spazio ritrovato per il Borgo Marinaro di Vaccarella”.
Nel 2018, nell’ambito dell'elaborazione di “Milazzo è fatta a scale”, sono state proposte – principalmente come suggestioni – tre elementari elaborazioni grafiche con le quali si proponeva la riqualificazione di altrettanti angoli della città storica caratterizzati dalla presenza (o dalla vicinanza) di scalinate.
Una di queste suggestioni immaginava la riqualificazione della piazzetta posta a poca distanza dall’abside della chiesa di Santa Maria Maggiore, tra l’omonima via e il Vico Calcagno, sopraelevato e raccordato, appunto, da una breve e larga scalinata.
Tale spazio, anonimo sotto il profilo toponomastico e dell’immagine, porta con sé un notevole valore urbano, tuttavia annullato del degrado complessivo e dall’uso esclusivo come area di parcheggio per auto. L’idea allora proposta si concretizzava in una piazza ritrovata, libera dalle auto, ravvivata nelle superfici pavimentali e sui due muraglioni che ne definiscono il confine pubblico con una provocatoria fiammata di colore, rappresentata da un’opera dell’artista milazzese Salvo Currò, che ritrae dei pesci immersi nel blu del mare.
Nel 2020 l’idea viene formalizzata per essere presentata all’Avviso di Democrazia partecipata di quell’anno, ottenendo 211 preferenze e il 3° posto su 19 idee candidate, per poi giungere al primo posto, con 286 preferenze nell’anno successivo.
La piazza recuperata potrebbe diventare nuova centralità del quartiere ed offrire una valida alternativa al Lungomare come spazio di aggregazione per la comunità durante tutto il corso dell’anno e in particolare durante il periodo estivo quando la tradizionale Sagra del pesce, momento di recupero dell’identità dei luoghi, potrebbe avere una propria sede. La piazza, inoltre potrebbe costituire uno spazio all’aperto per le attività parrocchiali.
In definitiva, con la realizzazione di questo progetto si possono porre le basi per un turismo indigeno che si contrappone al turismo distratto, sempre più preponderante negli ultimi anni; un turismo che rimetta al centro luoghi e persone, partendo dalla considerazione che non tutti conoscono la propria città e con degli itinerari non scontati si possono spingere i residenti curiosi e i turisti alla scoperta di luoghi lontani dai circuiti classici. Percorsi lenti che passano per scale, pedalate in bicicletta, visite di musei a cielo aperto che raccontano storie, leggende e tradizioni dei luoghi.