"La Città Murata non è uno spazio vuoto da riempire, ma un pieno che va custodito e rispettato."
STEFANO D’AMICO, fondatore della sezione di Milazzo
Il complesso monumentale della Città Murata di Milazzo, spesso impropriamente designato come il “Castello”, (un’area di 7 ettari e mezzo, di cui 12.000 mq coperti) è costituito dalla cinta bastionata “spagnola”, dalla cinta “aragonese”, dal “castello” svevo, dalla torre normanna, dal duomo del XVII secolo (tutti ottimamente conservati), dall’ex monastero delle benedettine (disinvoltamente ricostruito) e dal tessuto urbano della città intensamente abitata fino all’inizio del ‘700 e di cui solo una piccola parte degli edifici e dei tracciati viari è stato di recente portato alla luce.
Sorge, in splendida posizione panoramica, a circa 100 m. sul mare, su uno sperone roccioso all’inizio del promontorio di Milazzo proteso verso le Isole Eolie, e domina il canale fra queste e la Sicilia, i due golfi di Patti e Milazzo, l’antico porto di quest’ultima, la città nuova e la fertile Piana.
Il sito, per l’importanza della sua posizione geografica e per la sua natura di imprendibile rocca naturale sul mare, è stato ininterrottamente abitato dall’uomo da seimila anni: le notizie storiche, i reperti archeologici, la posizione delle grandi necropoli che lo circondavano e gli importanti manufatti tuttora esistenti documentano l’insediamento dell’uomo dal neolitico stentinelliano fino all’età del bronzo e a quella del ferro, dalla colonizzazione greca al periodo romano e a quello bizantino, e poi la presenza araba, normanna, sveva, angioina, aragonese, spagnola, fino al regno borbonico e alla vittoria garibaldina del 1860.
Il complesso della Città Murata costituisce un vero e proprio museo all’aperto dell’arte della fortificazione. I manufatti esistenti documentano tutti i sistemi difensivi, a partire dalla fine dell’XI secolo, dalle mura e le torri per la difesa piombante alle prime difese contro le armi da fuoco fino ai baluardi cinquecenteschi, ai revellini seicenteschi e agli interventi del XIX secolo. Inoltre. considerato il ritrovamento di monete e di frammenti ceramici di età compresa tra la classica e la normanna, non si può escludere che in aree non ancora interessate dalle ricognizioni archeologiche si possano rinvenire tracce di costruzioni isolate poste anche al di sotto degli strati superficiali relative a nuclei singoli di insediamenti difensivi (oltre che religiosi e residenziali) anche anteriori all’XI secolo. I manufatti di recente restaurati sono ottimamente conservati, ed è stata ripristinata l’agibilità degli spalti e dell’interno dei bastioni e dei revellini spagnoli (ma, purtroppo, non di quelli aragonesi).
Questo grande complesso monumentale non è solo fortificazione, ma anche città, perché la cinta cinquecentesca racchiude i resti –solo in piccola parte riportatati alla luce dai recenti scavi- della città abitata fino ai primi del ‘700, quando –come documentano le stampe d’epoca e le descrizioni degli storici- era fitta di edifici pubblici e privati, religiosi e civili, con strade e piazze, cortiletti e cisterne. Una raccolta di reperti trovati in superficie da appassionati (studiati dalla Soprintendenza ai BB.CC. di Messina ed esposti a cura della Società Milazzese di Storia Patria) costituisce una preziosa testimonianza della vita quotidiana della città. Gli auspicabili nuovi scavi nel resto del compendio non solo porterebbero alla luce l’intero tessuto urbano con vie, vicoli, fondamenta degli edifici e delle cisterne, ma consentirebbe una ricerca sistematica di altri oggetti del vissuto quotidiano.
Nello spazio oggi vuoto dell’antica città emerge il Duomo Antico, di particolare pregio artistico, che rappresenta un unicum nel panorama siciliano, e che avrebbe dovuto essere rifunzionalizzato per diventare auditorium e sala congressi, ma non è stato efficacemente attrezzato. L’altro massiccio edificio è la disinvolta ricostruzione (con arbitrarie aggiunte) dei ruderi dell’ex convento delle benedettine.
Il “Castello”, la città di Milazzo (di cui esso costituisce il cuore e la stessa storica ragion d’essere), e il mare circostante, nel corso dei millenni sono stati teatro di eventi decisivi per la storia del Mediterraneo,
dell’Italia e della stessa Europa, dalle battaglie navali da cui sono iniziati il dominio romano sul mare, l’Impero di Ottaviano e la fine della talassocrazia bizantina fino alle incursioni dei barbareschi e alla preparazione della controffensiva cristiana contro l’impero ottomano che sarebbe culminata nella battaglia di Lepanto; dalle battaglie combattute nella Piana dall’età greca fino alla conquista normanna, dalle guerre fra aragonesi e angioini fino all’assedio del 1718-19 che vanificò le speranze spagnole di riprendersi la Sicilia, per giungere alla vittoria garibaldina del 20 luglio 1860 che determinò il definitivo collasso politico-militare del regno borbonico.
Il titolo “Un Castello per l’Europa” dato a un convegno organizzato nel 1990 da Italia Nostra (in collaborazione con la Società milazzese di storia patria e il Rotary club) per sollecitare il restauro della Città Murata, sottolineava efficacemente non solo la centralità di questa nelle vicende della grande storia del Mediterraneo, ma soprattutto il fatto che alle fortificazioni tuttora esistenti ha messo mano l’Europa intera: i normanni, gli svevi, gli aragonesi, il regno di Spagna, l’impero asburgico, gli inglesi.
Il problema che si pone oggi è stato definito con una formula icastica dal fondatore della nostra sezione, Stefano D’Amico: il complesso monumentale della Città Murata “ o si guarda come uno spazio vuoto che va riempito o lo si guarda come uno spazio pieno che va custodito e rispettato. Esso non può prevedere né alterazioni né modificazioni, e qualunque immissione di attività deve rispettarne lo spirito e la forma.”
Purtroppo, fino ad ora, l’obiettivo dell’Amministrazione comunale (che nell’estate del 2013 l’ha avuto in concessione novennale dalla Regione) sembra essere stato quello di usarlo come location anodina, e per manifestazioni che sono state solo talora consone (mostre, convegni, concerti, ecc.) ma altre volte assolutamente inaccettabili perché offensive della dignità del complesso monumentale (“sagra” della birra, preparazione e vendita di hot-dog e pizze, tavolate per pranzi di convegnisti nell’insigne Duomo Antico, ecc.). Altrettanto impropria, per non dire sconsiderata, appare l’intenzione di costruire un grande teatro all’aperto di 1500 posti a ridosso di una delle due antiche porte della città murata, la storica ‘Porta dell’Isola’, ben documentata nella geografia e nella cartografia urbana a partire dalla metà del ‘400. Intervento doppiamente invasivo: a) per il danno alle aree archeologiche che verrebbero definitivamente sottratte all’esplorazione, alla conoscenza diretta e alla conoscenza complessiva della città; b) per l’intrusione nelle murature delle fortificazioni tre-cinquecentesche di quelle strutture di servizio e di quegli impianti di supporto che sarebbero richiesti per la funzionalità e l’agibilità di un così grande teatro.
Se è stata apprezzabile la volontà del Comune di aprire ai cittadini il complesso, incoraggiando l’accesso mediante l’organizzazione di iniziative di richiamo (anche se, in questi casi, quasi sempre non lo si è “visitato” ma ci si è limitati a “percorrerlo” per recarsi al luogo della manifestazione), questa strategia può essere accettabile solo per la prima fase dell’apertura. Da ora in avanti l’obiettivo non può essere più quello dell’organizzazione di eventi che occupano il complesso monumentale senza porsi il problema di farlo conoscere nella sua identità, che è costituita propria dalla “plurivalenza” che abbiamo cercato di delineare sopra.
I prossimi obiettivi ci sembra debbano essere, da un lato, la realizzazione dei progetti (ricercando anche i necessari finanziamenti) approntati, con un lavoro paziente e meritorio, dai volontari della “Compagnia del Castello” che avevano preparato cartellonistica, itinerari, guide, per rendere gradevole “esperienza culturale” la visita turistica; dall’altro, l’elaborazione di un piano complessivo e coerente di “utilizzazione rispettosa” dei numerosissimi spazi coperti e scoperti, censendoli, verificando le possibilità che offrono, e programmando adeguate iniziative che essi potrebbero ospitare.
Peraltro è da osservare che lo stesso condivisibile obiettivo del Comune di fare del complesso della Città Murata il “volano per un rilancio economico” alternativo rispetto allo sviluppo industriale, attraverso un “turismo di qualità” che porti sviluppo e occupazione, non può essere perseguito mediante iniziative di corto respiro, basate sull’uso strumentale di un bene di grande dignità, del quale, svilendolo in questo modo, si vanificano le grandi potenzialità. Un bene culturale può essere anche un bene economico (produttore di ricchezza per la comunità che lo ospita) solo se viene rispettato ed esaltato il suo carattere di bene culturale, senza manomissioni e strumentalizzazioni.
Una simile strategia presuppone, però, una diffusa presa di coscienza di queste tematiche, e in particolare delle peculiarità della Città Murata, in modo da ottenere un’ampia condivisione dei metodi e degli obiettivi indicati sopra.
Le nostre iniziative sul tema dell’identità e della corretta valorizzazione della Città Murata, devono mirare, prima di tutto, a diffondere elementi di consapevolezza e riflessione, per favorire un confronto di idee che coinvolga quante più aree è possibile della comunità cittadina.
In calce vengono allegati
Estratto dal convegno "Un Castello per l'Europa - Bollettino Italia Nostra - Luglio 1990;
La cupola del Duomo Antico - 1990;
Il restauro del Castello di Milazzo - Osservazioni sul progetto "Opere connesse alla fruizione del Castello" 1993-1996;
Manufatti da una discarica del Castello di Milazzo - Dr. Salvina Fiorilla;
La città murata di Milazzo - Cono Terranova - Milazzo Nostra - Luglio 2011;
Il memorandum per l'apertura della Porta dell'Isola del 19 giugno 2016;
Le proposte di Italia Nostra e gli atti del convegno del 1 aprile 2017.